Si è svolto il secondo incontro relativo all’attuazione delle deleghe previste dalla legge 107/2015. Si sono affrontati i temi previsti dalla delega di cui al comma 181 lett c) relativi a “promozione dell’inclusione scolastica degli studenti con disabilità e riconoscimento delle differenti modalità di comunicazione”.
Si è trattato di un primo incontro interlocutorio in quanto i lavori sono in corso e si sta lavorando in progress.
Riportiamo schematicamente l’informativa fornita dalla delegazione dell’Amministrazione seguendo i diversi punti in cui è articolata la delega:
-
“la ridefinizione del ruolo del personale docente di sostegno al fine di favorire l’inclusione scolastica degli studenti con disabilità, anche attraverso l’istituzione di appositi percorsi di formazione universitaria”.
La tematica dovrà essere vista in raccordo con quanto si prevedrà per l’attuazione della delega di cui alla lettera b) relativa alla formazione iniziale, si ipotizzano 120 crediti per la specializzazione e l’effettuazione di una attività di tirocinio molto forte. Si dovrà prevedere una fase transitoria; -
“la revisione dei criteri di inserimento nei ruoli del sostegno didattico al fine di garantire la continuità del diritto allo studio degli alunni con disabilità, in modo da rendere possibile allo studente di fruire dello stesso insegnante di sostegno per l’intero ordine o grado di istruzione”.
E’ stato detto che questo tema non è ancora definito e che, comunque, si vogliono studiare correttivi anche per le nomine relative alle supplenze; -
“l’individuazione dei livelli essenziali delle prestazioni scolastiche, sanitarie e sociali, tenuto conto dei diversi livelli di competenza istituzionale”.
A parere del MIUR le varie normative esistenti hanno, seppur in relazione a diversi soggetti istituzionali, sostanzialmente già individuato i LEP relativi a: stare a scuola, assistenza scolastica, insegnanti di sostegno, trasporto, assistenza alla mensa, …. . Il vero problema è di garantire uniformità di livello di prestazioni su tutto il territorio nazionale. Per questi studenti si vuol garantire, per tutto il percorso scolastico, anche oltre l’obbligo, la gratuità dei libri di testo, l’esenzione delle tasse e la esistenza di infrastrutture adeguate. Al riguardo è stata citato anche l’aspetto relativo all’alternanza scuola/lavoro; -
“la previsione di indicatori per l’autovalutazione e la valutazione dell’inclusione scolastica”.
Si ritiene non opportuno inserire nella delega l’elenco puntuale degli indicatori perché si “ingesserebbe” il sistema che ha, invece, la necessità di adeguarsi in progress nel tempo. L’Amministrazione, in questa logica, ritiene più opportuno prevederli all’interno del RAV; -
“la revisione delle modalità e dei criteri relativi alla certificazione, che deve essere volta ad individuare le abilità residue al fine di poterle sviluppare attraverso percorsi individuati di concerto con tutti gli specialisti di strutture pubbliche, private o convenzionate che seguono gli alunni riconosciuti disabili ai sensi degli articoli 3 e 4 della legge 5 febbraio 1992, n. 104, e della legge 8 ottobre 2010, n. 170, che partecipano ai gruppi di lavoro per l’integrazione e l’inclusione o agli incontri informali”.
Questo punto, per ammissione degli stessi rappresentanti dell’Amministrazione, è il più impegnativo e difficile vista la pluralità di soggetti coinvolti a vario titolo. Si pensa, quindi, di mantenere la struttura delle attuali commissioni mediche con la precisazione che le figure specialistiche siano rapportate al caso concreto dei minori con riferimento, quindi, ai pediatri e non ai geriatri. La successiva fase dovrebbe essere una “valutazione diagnostico funzionale” fatta dalla stessa commissione, ma integrata da personale della scuola, in modo che diventi lo strumento idoneo a definire la gravità della disabilità in rapporto alla scuola. I documenti saranno trasmessi alle famiglie che potranno: o effettuare l’iscrizione alla scuola, che dovrà procedere alla definizione del PEI, oppure utilizzarli per presentarli a quello che dovrà essere un soggetto, esperto nelle possibilità di operatività e capace di mediazioni, che possa aiutare a orientarsi e operare; -
“la revisione e la razionalizzazione degli organismi operanti a livello territoriale per il supporto all’inclusione”.
In considerazione del fatto dell’attuale normativa eccessivamente stratificata, non si vuole imporre un modello di governante, ma lasciare libere le scuole di organizzarsi anche in considerazione che i finanziamenti devono pervenire alle singole istituzioni scolastiche. L’Amministrazione ritiene opportuna soltanto la permanenza di un gruppo di lavoro territoriale a livello di singolo ambito per attività sostanzialmente di coordinamento. A livello nazionale rimane l’osservatorio nazionale; -
“la previsione dell’obbligo di formazione iniziale e in servizio per i dirigenti scolastici e per i docenti sugli aspetti pedagogico-didattici e organizzativi dell’integrazione scolastica”.
-
“la previsione dell’obbligo di formazione in servizio per il personale amministrativo, tecnico e ausiliario, rispetto alle specifiche competenze, sull’assistenza di base e sugli aspetti organizzativi ed educativo–relazionali relativi al processo di integrazione scolastica”.
I rappresentanti dell’Amministrazione hanno affermato, in relazione a questi due punti, che questi aspetti sono già inseriti nei piani di formazione; -
“la previsione della garanzia dell’istruzione domiciliare per gli alunni che si trovano nelle condizioni di cui all’articolo 12, comma 9, della legge 5 febbraio 1992, n. 104”.
E’ stato ribadito quanto già previsto per le scuole in ospedale e che, l’eventuale istruzione domiciliare prevista dal PEI, garantisce la volontarietà del docente ad aderire.
In conclusione i rappresentanti dell’Amministrazione hanno voluto evidenziare che, in analogia con quanto è previsto dal PTOF, anche il piano relativo all’inclusione diventa triennale, in quanto fa parte integrante del PTOF.
La delegazione dello SNALS-CONFSAL, nel suo intervento, oltre a ribadire che una valutazione si potrà fare solo in presenza di un testo completo e definito, ha, tra l’altro, sottolineato:
-
la difficoltà di rendere cogente ed esigibile con certezza quanto ipotizzato, in considerazione della pluralità di soggetti coinvolti. Basti pensare al MEF per la parte economica, agli enti locali, alla sanità, al lavoro … . Da qui la difficoltà di garantire realmente, su tutto il territorio nazionale, uniformità e qualità di servizi offerti;
-
il problema della continuità didattica che non può aggravare oltre quanto attualmente previsto l’obbligo di permanenza obbligatoria sul sostegno, fermo restando che va definitivamente chiarito che, a questi fini, vale anche il servizio prestato come non di ruolo. Ciò non per negare il valore della continuità didattica, ma in considerazione del livello di stress che questa tipologia di prestazione produce al personale;
-
tutte le problematiche connesse alle tematiche della formazione, che dovrebbero trovare una corretta collocazione per l’individuazione delle soluzioni all’interno del rinnovo del CCNL;
-
la necessità che si ponga freno e limite alle richieste, sia nei confronti dei docenti che del personale ATA, di prestazioni fuori dalle proprie competenze e mansioni, che non solo creano aggravi di lavoro ingiustificati, ma soprattutto pongono il personale in situazioni di rischio e di responsabilità ingiustificate di cui, poi, purtroppo, potrebbero essere chiamati a rispondere;
-
l’inaccettabilità di voler caricare di oneri su questi aspetti il personale ATA, che opera in condizioni di organico insufficienti per la minima ordinaria attività, nei confronti del quale non si tiene conto del numero di studenti con disabilità ai fini della definizione della consistenza della dotazione organica sia a livello di personale ausiliario che amministrativo;
-
il rischio di un inaccettabile aggravio dell’impegno burocratico dei docenti per svolgere i diversi adempimenti richiesti. Già oggi il docente, di fatto, rischia di svolgere più ore per riunioni varie ed a compilare carte, verbali, … che non per l’attività di insegnamento con gli allievi;
-
la non condivisione dell’ipotesi di prevedere un coordinamento a livello di ambito territoriale che, per come è stato strutturato e costituito sul territorio, in moltissimi casi è eterogeneo sotto moltissimi aspetti, anche geografico–territoriali, e non è, quindi, sede idonea per coordinare (tra l’altro con chi e con quali strumenti?) una attività così delicata quale quella dell’inclusione scolastica dei soggetti con disabilità.
Si è concordato che la prossima riunione, prevista per il 1° dicembre, riguarderà la delega di cui alla lettera b) “riordino, adeguamento e semplificazione del sistema di formazione iniziale e di accesso ai ruoli di docenti nella scuola secondaria, …”