La VII Commissione del Senato contraria al blocco della contrattazione

>>La VII Commissione del Senato contraria al blocco della contrattazione

 

LA VII COMMISSIONE DEL SENATO (ISTRUZIONE PUBBLICA, BENI CULTURALI) ESPRIME PARERE CONTRARIO ALLA PROROGA DEL BLOCCO DELLA CONTRATTAZIONE E DEGLI AUTOMATISMI STIPENDIALI PER SCUOLA, UNIVERSITA’ E RICERCA

Anche a seguito dalla azione di sensibilizzazione presso tutte le forze politiche svolta dallo SNALS-CONFSAL, la 7a Commissione del Senato ha espresso all’unanimità parere contrario alla proroga del blocco della contrattazione e degli automatismi stipendiali.

Si deve tener presente che l’omologa Commissione della Camera dei Deputati non è stata chiamata a rendere osservazioni sul provvedimento e, pertanto, il parere espresso, sotto forma di osservazioni, assume un rilevante peso politico. Continueremo ad operare affinché le osservazioni formulate vengano recepite nel parere formale al Governo che sarà espresso dalla Commissione Affari Costituzionali.

Lo SNALS-CONFSAL rileva con soddisfazione che le argomentazioni contenute nelle osservazioni formulate sono in linea con le posizioni da sempre espresse dal nostro sindacato.

Riportiamo di seguito integralmente il parere della commissione:

 

 

OSSERVAZIONI APPROVATE DALLA COMMISSIONE

SULL’ATTO DEL GOVERNO N. 9

 

La Commissione, esaminato, per quanto di competenza, lo schema di decreto del Presidente della Repubblica in titolo,

 

preso atto che il regolamento, in virtù di una esplicita autorizzazione legislativa disposta dall’articolo 16 del decreto-legge n. 98 del 2011, proroga alcune disposizioni sul blocco della contrattazione e degli automatismi stipendiali, previste a suo tempo dall’articolo 9 del decreto-legge n. 78 del 2010;

 

rilevata con favore l’esclusione di alcuni fondi relativi ai comparti di competenza (in particolare il Fondo di finanziamento ordinario delle università – FFO, le risorse destinate alla ricerca, al 5 per 1000 e all’istruzione scolastica, il Fondo unico per lo spettacolo – FUS e le risorse destinate alla manutenzione e alla conservazione dei beni culturali) dalla clausola di salvaguardia prevista dall’articolo 16, comma 3,  del decreto-legge n. 98 del 2011, in base alla quale in caso di mancato raggiungimento dei risparmi di spesa opera un taglio lineare delle spese rimodulabili dei Ministeri;

 

esaminato il comma 1 dell’articolo 1 di interesse diretto della Commissione che dispone in particolare:

–      la proroga al 31 dicembre 2014 del blocco del trattamento economico complessivo dei pubblici dipendenti, congelato ai livelli del 2010. La norma fa comunque salva per la scuola la destinazione del 30 per cento dei risparmi per valorizzare il personale scolastico, secondo l’articolo 64 del decreto-legge n. 112 del 2008. Si rileva tuttavia criticamente che la certificazione di quel 30 per cento di “cosiddetto risparmio” e’ stata ogni anno oggetto di discussione con la Ragioneria dello Stato, ed è stata spesso utilizzata per coprire spese ordinarie, le quali avrebbero dovuto trovare altrove il proprio finanziamento,

–      il blocco del trattamento accessorio del personale delle amministrazioni pubbliche, che viene ridotto proporzionalmente alla riduzione del personale in servizio,

–      il blocco dei meccanismi di adeguamento retributivo per il personale in regime di diritto pubblico (tra cui sono annoverati i ricercatori e i professori universitari) e per il personale contrattualizzato, che non può esser recuperato,

–      il blocco, riferito al biennio 2013-2014, della contrattazione senza possibilità di recupero delle componenti retributive e degli incrementi contrattuali eventualmente previsti dal 2011,

–      il congelamento dell’indennità di vacanza contrattuale per il 2013 e 2014, che per il triennio 2015-2017 sarà determinata con i parametri oggi vigenti, senza nuovi incrementi;

 

considerati il quadro economico e la grave crisi della finanza pubblica in cui non è possibile un aumento della tassazione mentre è necessario comprimere la spesa;

 

reputato urgente restituire dignità e valore alla professione docente e in generale al personale della scuola, per cui e’ essenziale avviare la discussione del nuovo contratto nazionale, per poter inserire, quando le risorse saranno disponibili, gli adeguati incrementi stipendiali;

 

ritenuto che solo attraverso la contrattazione è possibile valorizzare compiutamente la professionalità docente e introdurre dei percorsi chiari di carriera, dato che il nuovo contratto nazionale può diventare strumento flessibile, adeguato a definire le risorse, la formazione, i criteri di valutazione e i compensi;

 

valutato assai negativamente che gli insegnanti italiani, pur lavorando come i loro colleghi europei, tenuto conto anche del lavoro svolto a casa per la preparazione e la correzione dei compiti, percepiscono lo stipendio più basso rispetto ai loro omologhi europei,

 

sottolineata l’esigenza di puntare ad una scuola moderna, che sappia rompere tempi e spazi tradizionali per rimettere al centro, attraverso una nuova didattica, gli studenti e il loro diritto a raggiungere il successo formativo e scolastico;

 

rilevato che tutto ciò passa anche attraverso il nuovo contratto, che deve essere una grande occasione di coinvolgimento e discussione non solo sugli aspetti economici, ma altresì sul ruolo della formazione in servizio, sulla valutazione, sulla valorizzazione delle professionalità degli insegnanti e sulla organizzazione del lavoro all’interno delle autonomie scolastiche e delle reti di scuole;

 

ritenuto peraltro criticamente che il blocco della contrattazione, per quanto riguarda nello specifico gli insegnanti, risulta particolarmente lesivo, in quanto i docenti non hanno alcuna carriera professionale, ma solo questi scatti che dal 2010 non vengono più corrisposti loro per far quadrare i conti pubblici,

 

considerato altresì che i ricercatori e professori universitari ed il comparto dell’università tutto sono stati già penalizzati anch’essi dal blocco delle retribuzioni e da ulteriori ed infelici di economia di spesa, come ad esempio il blocco del turn over;

 

esprime osservazioni contrarie, motivate dalle seguenti ragioni:

 

–      il Governo avrebbe potuto avvalersi della possibilità disposta dalla normativa vigente di modulare il blocco degli incrementi stipendiali per valorizzare l’efficienza di determinati settori, escludendo l’istruzione e l’università dalle misure previste, che aggravano ulteriormente la sofferenza di comparti troppo spesso utilizzati come luogo di prelievo forzoso di risorse. Spiace invece constatare che il blocco è stato disposto in maniera uguale per tutto il pubblico impiego;

 

–      il Governo dovrebbe riqualificare le spese per tutto il comparto pubblico della conoscenza, tenuto conto che, secondo le conclusioni del Consiglio europeo del 28-29 giugno 2012, esse sono da considerarsi quali investimenti in capitale umano

2013-06-02T15:04:13+00:00
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